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Coronavirus, l'appello del medico specializzando: "Noi in prima linea, ma dopo l'emerge


Una lettera aperta al ministro della Salute, Roberto Speranza, a quello dell'Università, Gaetano Manfredi: a firmarla è Stefano Pellicani: "Solo per dirivi che noi ci siamo"

di CENZIO DI ZANNI

Una lettera aperta al ministro della Salute, Roberto Speranza, a quello dell'Università, Gaetano Manfredi, ai presidenti delle Regioni e ai cittadini: "Non con l'intenzione di denunciare, non per pretesa, ma solo per dirvi che in questo momento di grandi difficoltà sanitarie e sociali noi ci siamo". A firmarla è Stefano Pellicani, medico specializzando, 27 anni, barese. Lo stesso che nel documento indirizzato istituzioni e cittadini confessa le paure di un giovane medico. Di chi vive le corsie degli ospedali giorno e notte senza tirarsi indietro. Di chi è al servizio del Paese. Di chi vorrebbe che i vertici della sanità non si dimenticassero degli specializzandi in futuro, quando la tempesta Coronavirus sarà passata. "Perché la qualità della formazione e il numero di futuri specialisti sono direttamente proporzionali alla qualità del Servizio sanitario nazionale".

Nelle sue 32 righe, il giovane medico ricorda che lui e i suoi colleghi specializzandi "molto spesso sono i primi medici che incontrate nei momenti di sconforto e paura. Sì, paura. Perché in fin dei conti la malattia è anche questa". Non solo il Coronavirus. "Ci siamo - prosegue Pellicani - quando la paura si trasforma in rabbia, in violenza verbale e fisica e nonostante tutto cerchiamo di svolgere al meglio il nostro lavoro". "Ci siamo quando i vostri cari ne hanno più bisogno, fino all'ultimo momento. Ci siamo anche oggi per far fronte a questa emergenza sanitaria, insieme. Pronti per tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", scrive il medico citando la Costituzione. Quindi la denuncia sulle carenze del sistema. Da quella di personale e mezzi, innanzitutto. E, in particolare, della "mancanza di specialisti dovuta a un ridotto numero di contratti di formazione, assolutamente non corrispondenti sia alla necessità del Paese sia al numero di medici che vorrebbero accedervi ogni anno". La paura di fondo, dunque, è quella "di essere utili nei momenti di straordinaria necessità. Ma poi, nell'ordinario, i nostri percorsi formativi siano sempre meno adeguati per le responsabilità presenti e future che abbiamo nei confronti dei pazienti". Per questo l'appello di Pellicani alle istituzioni - e ai cittadini - è uno. " Ora pensiamo al presente, tutto il Paese unito per far fronte all'emergenza. Ma non dimenticatevi di noi nel futuro. Noi ci siamo".

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