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«Apollon»: ecco l'app dell'Uniba che indica i luoghi inquinati da evitare

Anche i cittadini possono aiutare con rilevazioni fatte con lo smartphone

Un gruppo di ricercatori sta lavorando a un algoritmo in grado di dirci se c’è una correlazione tra problemi respiratori, determinate condizioni meteo e l'inquinamento. Integrando le tecnologie più innovative oggi disponibili sarà dunque possibile, attraverso l'utilizzo e la gestione di dati sulla qualità dell’aria, sul clima e sulle emergenze sanitarie, di migliorare le condizioni di vita, anche delle comunità barese: è la finalità del progetto Apollon (http://apollon-project.it), finanziato dalla regione Puglia (bando Innonetwork), e in corso di realizzazione da parte dell’Università degli Studi di Bari e dell’Università del Salento e, in particolare, di Corrado Loglisci del Dipartimento di Informatica dell’Uniba e di Marco Zappatore, Antonella Longo e Lucia Varia del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Ateneo salentino. «Il software - spiega Corrado Loglisci - cerca di darci delle risposte a breve termine su quali sono i livelli di inquinamento dell’aria e i fattori meteorologici in corrispondenza dei quali si verifica un incremento dei problemi respiratori. Per esempio, si potrebbe verificare che in determinati giorni, con un certo livello di PM10 e con particolari condizioni di vento, aumentino in una comunità i casi di insufficienze respiratorie. Servirebbero dunque i dati dei pazienti che in quei giorni si sono recati in ospedale, messi a confronto con quelli meteo e della qualità dell’aria forniti dall’Arpa. Siamo pronti a utilizzare questo strumento su scala locale nei Comuni della nostra regione per provare ad avere correlazioni oggettive tra condizioni ambientali e riflessi immediati sulla salute della popolazione. Sono già stati usati i primi dati di una raccolta collettiva da dispositivi mobili, quali smartphone e tablet. Importante è infatti la collaborazione anche dei cittadini nel fornire informazioni necessarie allo sviluppo delle ricerche».

Su Google Play Store è possibile scaricare l'app (Apollon-Project) che permette il monitoraggio dell'inquinamento ambientale urbano. Attraverso il microfono dello smartphone è possibile effettuare le misurazioni acustiche, anche impostando l'invio del dato in modo automatico ogni 60", oppure le rilevazioni del particolato atmosferico (costituito di piccolissime particelle di polvere o fuliggine, o di microgocce di sostanze liquide, capaci di raggiungere le porzioni alveolari dei polmoni) connettendo un apparecchio AirBeam2 (costo: meno di 20 euro) al dispositivo. «La mobile app - continua Loglisci - permette di misurare e visualizzare le rilevazioni in mappa e di inviarle al sistema di analisi al fine di offrire un sistema di monitoraggio dell’inquinamento in città. Il processo elaborativo si caratterizza per il rilevante ruolo che riveste la componente spaziale: algoritmi geo spaziali e di machine-learning consentono di estrarre nuova informazione derivata da fonti informative eterogenee che garantiscono cruscotti di sintesi con layout cartografici, tabelle e grafici che aiutano i decisori nella scelta delle azioni operative. Ad esempio, suggerire alla cittadinanza quali località evitare. Abbiamo immaginato che la gente potesse uscire all'aperto evitando di frequentare, grazie alle informazioni garantite dalla app, le località inquinanti. Se si è a conoscenza, ad esempio, di qualche emissione su un tratto del lungomare, episodio accaduto recentemente a San Girolamo, si può evitare di andarci in bici».

Lo scopo è molto ambizioso. Per centrare l'obiettivo, però, la collaborazione dei cittadini non basta. «Il nostro non è un lavoro di predizione - specifica Loglisci - ma di analisi su base storica per un determinato periodo di tempo. Quindi dipendiamo dal flusso delle informazioni. Nella sperimentazione che abbiamo fatto con i dati di alcune città americane (adesso si sta procedendo in Puglia con Brindisi, Lecce e Campi Salentina, ndr) avevamo a disposizione non solo le emissioni di inquinanti pm10 e pm25 e la velocità del vento (se ce n'è troppo non accade nulla, se è irregolare e la pressione è minore si determina invece un innalzamento di patologie cardio-vascolari e respiratorie, ndr), ma anche dati giornalieri riguardo alla morte dei pazienti e alle differenti patologie, con rilevazioni capillari e un monitoraggio ventennale. Nel caso del nostro territorio, la verifica delle condizioni climatiche non è un problema, grazie al collegamento via web con chi si occupa di servizi meteorologici. È però più complicato ottenere le informazioni sia sanitarie (ci vorrebbe un collegamento diretto e in tempo reale con i presidi sanitari o con una centrale di riferimento, ndr) sia sulla qualità dell'aria. Circa quest'ultimo aspetto – aggiunge Loglisci - sebbene già confluiscano i dati rilevati, il numero dei sensori diffusi è molto basso: ci vorrebbe

una distribuzione più capillare e organica (in provincia di Bari ci sono una ventina di centraline che registrano la qualità dell'aria, meno di dieci a Bari città, ndr) e una rilevazione molto più frequente, oltre che meglio gestita: i dati a disposizione sono attualmente aggregati in maniera grossolana, su base peraltro settimanale o mensile. rendendo dunque meno attendibili le conclusioni dell'analisi. Un motivo in più per chiedere la collaborazione dei cittadini».

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